Mi è capitato qualche mese fa di leggere, per pura casualità ,una “poesia” della poetessa e saggista polacca Wislawa Szymborska. Per essere sinceri inizialmente avevo dato solo un rapido sguardo non conoscendo l’autrice, ma sono tornata sui miei passi incuriosita dal titolo ”Scrivere un Cirriculum” tratto da “Vista con Granello di sabbia”. Data l’attualità dell’argomento e il delicato momento economico che il nostro Paese sta vivendo mi sono decisa a proseguire la lettura di questa poesia che riporto qui di seguito: “Che cos’è necessario?E’ necessario scrivere una domanda, e alla domanda allegare il curriculum. A prescindere da quanto si è vissuto è bene che il curriculum sia breve. E’ d’obbligo concisione e selezione dei fatti. Cambiare paesaggi in indirizzi e malcerti ricordi in date fisse. Di tutti gli amori basta quello coniugale, e dei bambini solo quelli nati. Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu. I viaggi solo se all’estero. L’appartenenza a un che, ma senza perché. Onorificenze senza motivazione. Scrivi come se non parlassi mai con te stesso e ti evitassi. Sorvola su cani, gatti e uccelli, cianfrusaglie del passato, amici e sogni. Meglio il prezzo che il valore e il titolo che il contenuto. Meglio il numero di scarpa, che non dove va colui per cui ti scambiano. Aggiungi una foto con l’orecchio in vista. E’ la sua forma che conta, non ciò che sente. Cosa si sente? Il fragore delle macchine che tritano la carta”.
Mai testo, poesia, satira, commento, o quel che questo brano rappresenta è stato più attuale e veritiero. Ed a scriverlo, come tutte le grandi rivelazioni, è stata la sensibilità di una donna. Ora il mio articolo può prendere due strade: proseguire elogiando le virtù femminili, ma lo troverei una semplice banalizzazione di un argomento assai più complesso e contorto,o oppure soffermarmi su una riflessione che nasce naturale da chi, come me, sta subendo questo periodo storico/economico. Io scelgo la seconda strada perché vorrei far capire a tutti il punto di vista di noi ragazzi che troppo spesso viene trascurato per dare spazio a parole troppo complicate per essere assimilate e a dati con cui noi ci confrontiamo quotidianamente. Basterebbe che ognuno di noi riportasse il numero di curricula inviati e le risposte ricevute, più o meno un rapporto 100 a 1. E la stesura poi di questi CV, quanta angoscia, quanto impegno e quanta malcelata fiducia. Curriculum che non ci rappresenta o rispecchia, ma che deve seguire delle semplici regole base uguali per tutti e se ti allontani, se il tuo CV è un po’ più lungo o non ha quella formattazione richiesta puoi anche cestinarlo. Ma i sogni? I desideri? Le speranze da cui quel CV nasce nessuno le tiene in considerazione? E il disorientamento e la paura che questa stesura comporta? Perché scrivere un Curriculum significa andare in cerca di qualche cosa, ma come si fa a sapere cosa si cerca? Se quello che cerchiamo è giusto per noi o si rivelerà un fallimento? Nessuno lo può sapere, solo il tempo potrebbe dare queste risposte, ma sembra che ultimamente il tempo si fermi per poi andare avanti tutto insieme. Il Curriculum dovrebbe essere l’elogio della persona, dovrebbero essere permessi CV colorati, che esprimano il tuo potenziale e la tua chiave di lettura della vita. Io sicuramente lo farei o giallo o verde, perché sono i colori con cui mi approccio, o meglio cerco di approcciarmi, alla mia quotidianità. Amo il nero, ma deve essere uno dei mille colori con cui affronto le difficoltà e le novità. Non si può voler ridurci tutti ad una massa di pinguini, sono i cosiddetti adulti, i maturi (premettendo che ho 28 anni e di norma mi dovrei considerare anche io dal lato degli adulti) che devono aiutarci a cercare in noi quei toni e quelle sfumature che si fonderanno con le loro. Bisogna guardare tutto a colori, abbandoniamo questo nero e grigio, la crisi c’è e resterà, i dati sono sempre più allarmanti, lo Stato si sta dimenticando di troppe categorie che hanno bisogno di aiuto e che più ne risentono, ma questo non significa che l’Italia debba adottare tutta un unico colore. Siamo o non siamo il Bel Paese? Allora dimostriamolo anche adesso! Forse quella superficialità che ci hanno sempre attribuito gli altri Paesi altro che non è la nostra visione della vita a colori!
Carolina Ciani
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