Strappo, scarto, corro e smarco. Via, un’altra giornata. Pensa tanto, parla poco, vai alla macchina, dove l’ho parcheggiata, dove sono le chiavi, siedi, schiaccia, gira e marcia. Via, un’altra giornata. La mente corre, la macchina corre, il cuore pulsa, la strada striscia. Penso, rimugino, programmo e disfo, rifaccio, ripenso, rimpiango e rimaledico. Il caffè, il latte, le uova, devo scrivere la mail, devo telefonare a Tizio a Caio e a Sempronio (ma io lo conosco Sempronio?).
Scalo, sfreccio, l’orologio mi tampina, il trattore mi rallenta, il vecchino mi si piazza sulle strisce a due all’ora. Gira a destra, gira a sinistra, qui l’ingorgo, qui le scuole, traffico, stazione, bambini, genitori. Cosa cavolo fate con quei SUV davanti alle scuole? Cos’è? I vostri bimbi non riescono a fare cinque metri a piedi? Piove, l’ombrello, io non ce l’ho, anzi sì ma lo dimentico sempre. Ho freddo, ho caldo, sbrigati che è tardi, muoviti che hai da fare. Via, un’altra giornata. Cellulare, auricolare, dimenticare, ricordare, rivangare e rimodellare. La vita, la faccia, la strada. La musica mi assorda, i pensieri non li sento, no no, eccoli di nuovo. Scala, scarta, schiva e sfreccia. Ufficio, colleghi, lavoro e mi corrodo, rido, scherzo, telefono e rispondo, inchiodo, scatto, corro e marcio. Via, un’altra giornata.
Il computer, la password, la spesa e la palestra. Le uova, gli scuri, i chiari, i delicati e gli asciugamani. La contabilità e le fatture, le risate e lo stretching, gli affondi, gli addominali, l’ammorbidente, gli accidenti, lo stomaco, la fame, la cellulite e il caricabatterie. Dove sta, cosa fa, con chi va e chi ha. Ti odio, ti schiaccio, ti urto, ti schianto. La qwerty, il vino, i registri e la tv, youtube, facebook, mail delivery system, la bolletta della luce, la sigaretta delle dieci, il caffè delle nove, il pranzo e il fine settimana. Il cambio stagione, il centralino, Dhl, Ups, Tnt, c’è una consegna per te. Non scherziamo, non è per me. I tappi, la carta intestata, firmo, scrivo, cancello e faxo. Via, un’altra giornata. Sogno, progetto, demolisco e ricostruisco. Studio, scatto, sviluppo e ritocco. Schizzo, cancello, coloro e ripulisco. Pianto, semino, sotterro e raccolgo. Digito, compongo, creo e ballo, salto, scivolo, cado e mi allungo. Ondeggio e creo, danzo e scrivo, bloggo e penso, posto e proietto. Mattone, calce e cazzuola, avanti così. Via, un’altra giornata.
Multitasking, multimediale, multidisciplinare, multipensare, multisoffrire, multisopportare
crash… Crash… CRash… CRAsh… CRASh… CRASH
STOP!!!
Mi devo dare una calmata. Stai calma, stai calma. Stai calma. STAI CALMA!
Quarto piano, con ascensore, 5 vani, molto luminoso, vista mare da un lato, vista montagna dall’altro. Scala interna, mansardato, pavimenti in legno, nuovissimo, ristrutturato di recente. Riscaldamento autonomo, a impatto ambientale zero, doppi servizi, ampia terrazza, completamente arredato. Posto auto coperto, garage. Attualmente disponibile. E’ il mio karma. Risiede lì, un bel posticino davvero. Comodo, tutti i confort. Lo tengo ben pulito, ramazzo, strofino, riordino, spolvero, la cera, i fiori, le piante, la libreria immensa. Me ne prendo cura insomma. Ma lui niente, non si accorge di tutto questo. Mi arrovello, tutti i giorni, tutto il giorno (a volte pure la notte), la sera penso a cosa fare per farlo stare meglio. E’ il tuo karma, mi ripetono. Lo smonto, lo osservo, lo rimonto, lo riosservo. Lo cambio, lo stiro, lo cucio e lo rattoppo. Va tenuto bene, dicono. Ok, rispondo. Ci penso io. E’ mio, spetta a me accudirlo. Pulito, mi ripetono, la cosa fondamentale è tenerlo pulito, è la legge karmica. Ok, rispondo di nuovo, farò ancora di più. Ma niente, le tubature si intasano, il pavimento gonfia, il tetto perde alle prime piogge, la polvere si riproduce troppo velocemente. Corri, su, mi dicono, lo devi pulire, deve essere in ordine e ben lindo. Va bene va bene, mugugno tra i denti, faccio ancora di più. Chiave inglese, bulloni, travi e chiodi, staso, asciugo, lucido e sorrido. Sì sì, sorrido, altrimenti lui se la prende a male.
E via, un’altra giornata.
Ma poi… ma poi… ma poi… me lo sento sgorgare proprio dalla gola, io non ce la faccio a tenermelo dentro, mi spinge, mi soffoca, mi dilania. E’ un blocco, macchè, un macigno, puntuto, ruvido, mi gratta: se vuole uscire come faccio a tenerlo dentro? Guarda che poi ti si sporca il karma, mi avvisano. Ah, sussurro. Mi tappo la bocca con le mani. Trattengo il respiro così non esce niente. Mi si strizzano le budella, il cuore batte come fosse un martello pneumatico, la testa si spacca come una noce, le mani si conficcano di unghie, i denti si demoliscono l’un l’altro.
E poi… parte. L’effetto farfalla. Da un angolo remoto, sotto la spinta di una canzoncina innocua, di quelle che si ascoltano per scaricare le tensioni di una giornata, tanto che pulso come uno di quei cagnolini finti che vendono per strada, quelli con la testa che fa su e giù incessantemente. Me lo sento che qualcosa si sta smuovendo da molto lontano, ma cerco di ignorare la sensazione, mi sto divertendo. Poi arriva un’altra canzone e mentre ramazzo la casa mi dimentico del karma. E’ un attimo. Il bolo prende vita. Una sequela di brutti pensieri (ma brutti davvero) mi inonda ogni parte del corpo.
Ti maledico bastardo. Ti auguro un’intensa attività viscerale per 256 giorni l’anno, da qui ai prossimi 5 lustri, così che la tua stitichezza finalmente abbia fine e tu ti senta liberato. Ti insulto, ti divoro, ti spremo e ti mortifico. Ti derido, ti immagino e ti compatisco. Tu che ieri, oggi o domani rovinerai la mia giornata, tu che ti sei preso, ti prendi o ti prenderai la briga di intralciare la mia esistenza perché ti gira male. Tu che non ti preoccupi di chi ti sta intorno e passi come un bulldozer, che sorridi come un demente mentre pensi che le tue parole di soda caustica mi scivolino addosso come olio per il corpo. Tu, sì sì proprio tu, che hai un karma grande come un guscio di pinolo (e pieno di vermi per di più), che ti trastulli con la tua falsa ironia, la tua stupida mentalità ipocrita, tu che guidi come un pensionato miope e senza occhiali, tu che ti lamenti e beli la tua futile disperazione. Tu, sì, sempre tu, sei un poveraccio. Continua pure a guardarmi con quello sguardo falso, come se fossi Bambi in cerca della sua mamma, vai vai, continua pure. Ops! Ti senti strano? Ti fa male il pancino? Ops! Sarà mica un virus? Eh, sì, ne girano tanti.
La musica è finita. Mi guardo intorno. La casa è pulita, io sono sudata fradicia e anche un po’ stanchina. Però mi sento bene.
Toc toc…Sììììì??? Ehm, guarda che lì c’è una macchia bella grossa. Si è sporcato. Devi pulire.
Ok, rispondo sorridente, ora pulisco.
Però, come mi sento rilassata. Prendo lo straccetto e pulisco. Fino alla prossima volta.
Spengo la tv, la mente e il cuore.
Ripenso ad una conversazione con un amico e alla mia conclusione: la verità è banale. Siamo noi a renderla complicata.
Me la prendo leggera. La prendo semplice. Anche il mio karma è contento: uno strappetto alla regola fa bene, ogni tanto.
Take it easy. E’ solo questione di calma… e di karma.
Arianna
Scarabocchio by me
0 pensieri su “TAKE IT EASY (…è tutta una questione di karma)”
immaginavo che eri un essere speciale, ma non così….complimenti!!!!
P.S io le pubblicherei…sono fantastiche…e vere!
Grazie Sere… di cuore!
Benvenuta in questo nostro piccolo grande mondo.
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