In una brutta giornata, la noia mi aveva ormai sopraffatto mentre scorrevo il mouse tra le notizie di Facebook. Mi sembrava di essere capitata alla Sagra dell’ovvio: si susseguivano citazioni scontate e frasi fatte di personaggi famosi e non.
Sospiri di tedio si alternavano a sorsi di tè ormai freddo, quando l’immagine di una pubblicità mi ha fatto fare un balzo indietro nel tempo. Una certa gioielleria di Firenze riproponeva un anello che non vedevo da almeno 15 anni: l’anello della Principessa del Siam. Con la sua forma a guglia che richiama i copricapo cerimoniali è un oggetto inconfondibile. Viene realizzato in argento o oro e le pietre incastonate sono 9: ametista, citrino, granato, peridot, quarzo rosa, zaffiro, spinello nero e topazio blu ed un topazio incolore.
Intorno a questo anello orbita una leggenda secondo la quale una ragazza di un villaggio del Siam, aiutando una vecchia in difficoltà, riceve come compenso un anello dei desideri. Le pietre incastonate inizialmente sono prive di colore, ma ogni volta che la ragazza esprime un desiderio si colorano di tonalità sgargianti. La ragazza esprime tutti i desideri tranne uno, così che la nona pietra, quella centrale, rimane bianca.
Ho fatto una piccola ricerca e ho notato l’esplosione di articoli e post di blogger mie colleghe : tutte o quasi parlano di questo anello citando la nota gioielleria. Certo la leggenda suscita simpatia in noi femminucce, i desideri espressi dalla ragazza tailandese sono quelli che tutte noi non solo vorremmo pronunciare, ma soprattutto vorremmo vedere esauditi: amore, bellezza, salute, ricchezza, nobiltà ecc, ed è per questo che l’anello ha ottenuto tale popolarità.
Vedendo l’immagine pubblicitaria mi è tornato in mente quando, dopo la scuola, mentre aspettavo che il pranzo fosse pronto, aprivo le scatole e i sacchettini che mia madre riponeva nei cassetti dei mobili della sua camera da letto. Tiravo fuori un oggetto o un gioiello e subito riaffiorava il ricordo dei luoghi lontani dove erano stati acquistati: un suq, un bazar, un antiquario o una gioielliera. Immersa in questi ricordi e presa un po’ dalla nostalgia ho ripensato a questo anello e al fatto che mia madre lo aveva acquistato a Bangkok quando era incinta di me.
Il giorno dopo sono andata a casa dei miei. Con disinvoltura ho iniziato ad aprire qualche cassetto come se avessi avuto ancora quindici anni. Mio fratello mi ha visto e subito ha fatto la spia. “Mamma, Lucia cerca qualcosa da portar via!”. A casa ormai lo sanno tutti che quando vado a trovarli mi porto via sempre qualcosa di mia mamma: un maglione che non indossa più, una borsa che non utilizza, un gioiello che… no quelli sono solo in prestito…
Mamma ha voluto vedere la pubblicità e mi ha indicato esattamente in quale scatola si nascondeva l’anello mia madre è la persona più disordinata e caotica che io conosca, ma ricorda perfettamente dove ha gli oggetti da lei più amati.
Ho aperto la scatola e ho visto non uno, bensì due anelli! È vero mamma ne aveva due uno classico con le nove pietre di colori diversi, e un altro invece con pietre tutte tendenti al marrone. Non so come mai l’avessi dimenticato.
“Quando lo vidi me ne innamorai” ha ricordato mia mamma, “in quel periodo indossavo molto marrone e blu e quell’anello era perfetto!”. L’ho guardato con molta attenzione: le nove pietre incastonate cangiano verso i colori del marrone e al loro interno si formano striature lucenti di colore più chiaro tendente al giallo. Sono Tiger eye gatteggianti che è il termine utilizzato per descrivere questo effetto (se la striatura è una sola e verticale) il quale si forma in particolari condizioni di luce e con determinate inclusioni all’interno della pietra. Se le striature lucenti, invece, formano una stella questo è l’aggettivo che prendono, “stellato” appunto.
Ho continuato a curiosare ed immergermi nei ricordicon mamma ormai complice e che come me adora aprire le sue scatole magiche. Gli anelli li ho portati a casa mia, entrambi ovviamente.
In solitudine li ho osservati, rimirati, indossati. Ho notato che il mio sguardo si soffermava di più su quello monocolore con le pietre gatteggianti… Mi ricordo che da piccola non mi piaceva e il mio preferito era quello tutto colorato. Oggi è esattamente il contrario. Sorrido perché mi rendo conto che sono vent’anni in ritardo.
Pics by ME
Shose by CHIARINI BOLOGNA
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