Mentre vedo i miei quarantanni avvicinarsi come un mostro carnivoro, rifletto su quanto sia complicato oggi (ma solo oggi?) essere una donna single della mia età. E non parlo solo della difficoltà a relazionarsi con gli uomini, ma anche con il resto del mondo che guarda a me – e a quelle come me – come se avessimo una qualche anomalia di fondo che ci rende illusoriamente fiere della nostra condizione indipendente e isolazionista. Quindi la colpa sarebbe mia? Sono io che, in modo più o meno conscio, scelgo di restare da sola, votandomi ad uno status sociale apparentemente molto diffuso? E si può davvero parlare di colpa o responsabilità? Di donne single convinte e stra-convinte ne conosco poche: per lo più conosco donne ferite e demoralizzate da storie impossibili e anche improbabili. E nonostante il cinismo, le delusioni e l’amaro che finisce per foderare il cuore, si continua a sperare, a guardare film romantici, a dare possibilità, ad aspettare che qualcosa, prima o poi, anche per noi cambi. E per cambiamento si intende miglioramento.
Non sarà, allora, che forse siamo single perché restiamo profondamente convinte che l’amore meriti un po’ di rispetto e non diventi solo il vestito buono con cui andare in giro nel mondo, perché il mondo è questo che si aspetta?
A.
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